Humanità e Lucifero

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14/06/18
Arciconfraternita della Misericordia

Singolo 10,00 €

Alessandro Scarlatti (1660-1725)
Humanità e Lucifero
Oratorio per soprano, tenore, con violini, viola, violoncello, tromba, flauto dolce e basso continuo

“HUMANITÀ E LUCIFERO – Giovanni Tass

Si sente spesso dire che l’Italia non sa valorizzare il proprio patrimonio storico e artistico, tra i più vasti e prestigiosi del mondo. In ambito musicale questo lassismo – che spesso degenera in uno sfacciato disinteresse – ha raggiunto livelli clamorosi nel caso di Alessandro Scarlatti, autore di importanza fondamentale del Barocco europeo, il cui 350° anniversario della nascita caduto nel 2010 è passato pressoché inosservato nel nostro paese, mentre in altre nazioni – tra cui il Giappone – al compositore palermitano sono stati dedicati convegni, concerti e registrazioni di grande interesse. Non è facile capire le ragioni di questa scarsa attenzione nei confronti del padre del più noto Domenico – che ha quasi toccato i toni della damnatio memoriae – perché i suoi lavori strumentali sfoggiano una scrittura ricca ed elaborata, con una sapiente commistione di elementi antichi e moderni, mentre le sue quasi sconosciute opere serie e buffe (oltre cento) presentano una eccellente caratterizzazione dei personaggi e un gradevole passo teatrale, due elementi che costituirono per decenni un modello ineludibile per tutti i maestri della Scuola Napoletana. A credito di Scarlatti bisogna poi aggiungere una vena melodica di meravigliosa bellezza, che da oltre tre secoli continua a conquistare il pubblico dai gusti più raffinati. Date queste premesse, non si può che auspicare un recupero organico della produzione di questo faro del Barocco europeo, che dovrebbe vedere coinvolti sia gli ensemble nostrani sia le migliori formazioni straniere.
Da parte loro, I Musici di Santa Pelagia e il direttore Maurizio Fornero hanno deciso di riproporre Humanità e Lucifero, un oratorio in due parti basato su un libretto di buona qualità di autore anonimo, che fu eseguito per la prima volta nel Collegio Nazareno di Roma l’8 settembre del 1704 in occasione della festa della Natività della Beata Vergine Maria. Le sue dimensioni piuttosto ridotte trovano spiegazione nel fatto che la sua esecuzione fu accompagnata dalla lettura di testi poetici in onore della Vergine scritti per l’occasione e da una serie di brani strumentali, che secondo alcuni studiosi avrebbero visto protagonista nientemeno che Arcangelo Corelli, il grande virtuoso e compositore, che aveva raggiunto una vastissima fama in tutta Europa.

Sotto l’aspetto espressivo, il testo spazia da toni improntati a una fede semplice e sincera a spunti dal carattere quasi operistico, che il grande compositore palermitano rende con una scrittura ricca di contrasti e una struttura che alterna sapientemente sinfonie di notevole impatto, recitativi accompagnati, arie in concerto grosso e arie in unisono, con parecchi passaggi brillantemente virtuosistici. Nella prima parte l’Humanità (soprano) esprime il giubilo dei popoli di tutto il mondo per la nascita della Vergine Maria – descritta come «del suo parto figlia», riecheggiando il verso dantesco «Vergine Madre, figlio del tuo figlio» – che viene però ben presto rintuzzato da Lucifero (basso), la cui sfida baldanzosa viene espressa in maniera molto efficace dalla tromba.

Sotto l’aspetto letterario, i versi con cui «il nudo Re d’Averno» si presenta potrebbero essere tratti dal libretto di un’opera seria di quegli anni, con l’evocazione inconfondibilmente metastasiana delle «stelle a me rubelle» e la volontà di combattere per impossessarsi del regno del mondo espressa in maniera molto efficace dall’immagine del «lampo del mio brando».

A questa sortita e alla prevedibile sfida al Cielo, fa seguito il dialogo tra i due protagonisti, un topos molto utilizzato in epoca barocca per sottolineare le ragioni contrapposte. Per respingere l’improntitudine del principe infernale, l’Humanità non esita a rispondere per le rime, con un’aria vivace anch’essa ispirata ad atmosfere guerresche, nella quale balena felicemente il «lampo del ciglio di santa guerriera». Di fronte a questa inattesa reazione, Lucifero reagisce prima con sprezzante ironia e poi con la vigorosa aria con tromba obbligata «Fin ch’arene havrà Cocito», che però costituisce il suo ultimo attacco, prima di essere definitivamente vinto nel duetto «Comincia pure a piangere», con la furia infernale che viene progressivamente ma inesorabilmente placata della suprema grazia della Vergine.
Dopo una energica introduzione strumentale, la seconda parte celebra la vittoria definitiva delle schiere celesti, con i toni danzanti dell’aria di Humanità «Se fanciulla sempre in culla» che celebrano la nascita della Vergine seguiti dalla ammissione della sconfitta di Lucifero «Pianga pure al duol ch’io sento», un’aria pervasa da un’invincibile stanchezza che vede lo scorno di Lucifero sottolineato non più dalla tromba, ma dal più morbido connubio del violino e del flauto a becco. A questo punto per Lucifero non resta che tornare «ai regni dell’orrido Averno ma […] né prence né re», mentre l’Humanità proclama con ineffabile giubilo i meriti di Maria, la artefice della salvezza promessa da Dio ai progenitori Adamo ed Eva