Tesori sommersi
Tesori sommersi
Il Moisè, ovvero Israele dissetata di Baldassarre Galuppi (1706 — 1785)
Il Moisè, ovvero Israele dissetata
Oratorio per soli e orchestra (Venezia — 1750) Alessandra Gardini — Moisè
Paola Cialdella — Abidan
Giulia Beatini — Aaron — Eliab
Arianna Stornello — Maria Musici di Santa Pelagia
Enrico Casazza — spalla
Isabella Longo — violino
Paola Nervi — violino
Laura Bertolino — violino
Magdalena Vasilescu — viola
Nicola Brovelli — violoncello
Federico Bagnasco — contrabbasso
Maurizio Fornero — direzione
Galuppi e il teatro del Settecento
«La visita fatta stamattina presto al signor Galuppi è durata a lungo ed è stata utile e dilettevole. Ho avuto un gran piacere nel vederlo e nel costatare come il tempo abbia salvaguardato la persona d’un così grande compositore e il suo genio. È ancora vispo e ciarliero e dalle apparenze potrà ancora deliziare per diversi anni gli amici della musica. Il suo carattere e le sue maniere sono naturali, aperti e piacevoli. La persona è piccola e magra, ha però un aspetto nobile. Il signor Galuppi era un allievo del famoso Lotti e ben presto si rivelò un buon clavicembalista e un uomo di genio nella composizione. […] M’è sembrato qui, anche se d’estate non si rappresentano opere, che il signor Galuppi abbia molto da fare; egli è infatti tanto maestro di cappella a San Marco quanto agli Incurabili. Riceve 100 zecchini all’anno come organista privato della famiglia Gritti ed è organista anche in un’altra chiesa di cui ho dimenticato il nome. Tutto ciò che qui si fa per lui è veramente meritato poiché è uno dei geni originali della migliore scuola che esistano in Italia». Con queste parole Charles Burney descrive la sua visita del 16 agosto 1770 a Baldassarre Galuppi: il sessantacinquenne compositore di Burano, reduce da impegni prestigiosi nelle corti europee – l’ultima permanenza, dal 1765 al 1768, a San Pietroburgo – è impegnato in innumerevoli attività che solo un compositore e un musicista del suo calibro era in grado di svolgere a Venezia, la città più musicale d’Europa, sede di decine di teatri d’opera e di cappelle musicali private.
La fama dell’autore è dovuta alla composizione di più di sessanta melodrammi, rappresentati nei maggiori teatri europei nel corso di una cinquantina d’anni, con la preziosa collaborazione di Carlo Goldoni che scrisse i testi delle opere più famose: le opere serie e le commedie sono musicate con agio dall’autore che ritiene che un’opera si debba comporre di «vaghezza, chiarezza e buona modulazione».
Accanto alla produzione operistica, la mente instancabile di Galuppi si dedica ai generi teatrali minori, scritti per occasioni particolari, come il matrimonio di Vittorio Amedeo di Savoia e l’Infanta di Spagna Maria Antonia Fernanda, per il quale Galuppi scrive nel 1750 la Vittoria d’Imeneo. Allo stesso anno appartiene la composizione del Moisè, ossia Israele dissetato conservato nella biblioteca dell’Accademia Filarmonica di Torino: come questa partitura sia giunta a Torino è un mistero e non vi sono documenti che attestino l’esecuzione di questo oratorio in città, ma la presenza delle parti orchestrali fa supporre una qualche esecuzione per un’occasione religiosa.
La struttura dell’oratorio rispecchia quella dell’opera seria: i recitativi secchi e accompagnati sviluppano la trama, mentre le arie con da capo si soffermano su particolari aspetti e argomenti, gli affetti, catalogati secondo una precisa retorica e sviluppati con risorse compositive costanti.